Napoli è la città dei presepi, la città dove esiste “via San Gregorio Armeno”, l’unica strada al mondo dove trovare quasi esclusivamente botteghe artigianali che fabbricano pastori e presepi. A Napoli si possono anche trovare alcuni dei presepi più belli che esistono al mondo come il Presepe Cuciniello e il “presepe del Re e solo a Napoli si può anche decidere di fare un giro per
una vera bottega artigianale dove si preparano, con la stessa bravura e arte di tanti anni fa, dei magnifici pastori artigianali ed anche alcuni molto particolari: i pastori in movimento e quelli alla moda negli ultimi anni coi protagonisti dello sport, dello spettacolo e della politica, non solo nazionali ma internazionali.
Nel pieno centro storico di Napoli, una strada si illumina più che mai nel periodo natalizio. Via San Gregorio Armeno diventa una vetrina di piccole sculture, vere e proprie opere d’arte realizzate con cura da artigiani che per tutto l’anno lavorano con attenzione ai dettagli del presepe napoletano. San Gregorio Armeno è scrigno di una tradizione secolare, conosciuta in tutto il mondo e nata
proprio nel cuore di Napoli.
Il presepe napoletano: le origini
Il primo presepe di cui si ha notizia venne realizzato nel 1458 da Martino de Simone de Jadena, commissionato dal nobile Aberico Miroballis. Si trattava di undici figure in legno costruite per adornare la chiesa di Sant’Agostino alla Zecca. Lo stile di quest’opera si diffuse ben presto nel Napoletano e il presepe divenne una tradizione sacra.
Michele Cuccianiello lo descrisse come “una pagina del Vangelo scritta in napoletano”.
Un cambiamento rilevante si ebbe nel Settecento con Ferdinando di Borbone, amante di questa tradizione diffusa a quel tempo solo negli ambienti aristocratici. Fu proprio grazie al sovrano che si passò dal presepe cortigiano al presepe popolare. I nobili dell’epoca, infatti, per compiacere il re facevano a gara per realizzare il presepe più bello cercando di accaparrarsi gli artisti migliori dell’epoca, tra cui, Celebrano, Vassallo e Giuseppe Sanmartino, celebre per il suo capolavoro il Cristo Velato. Molti si cimentarono in quest’arte e pian piano la scena rappresentata nel presepe si ampliò. Non venne più raffigurata solo la natività, ma attorno a questo nucleo si modellò anche il mondo profano con i re Magi, le taverne e i loro venditori, le botteghe, i pescatori. Tra i personaggi che non possono mancare nel presepe napoletano c’è sicuramente Benino (anche conosciuto erroneamente come Benito), il pastore che dorme. Secondo la tradizione Benino sogna l’iconografia del presepe stesso che si materializza attorno a lui e ne diviene così il simbolo. Oggi il presepe è diventato un microcosmo a sé stante e atemporale. Vi figurano anche protagonisti della cultura napoletana come il Monaciello, fino ad arrivare a personaggi moderni tra cui Edorado De Filippo e Maradona.
Perché il presepe napoletano nacque proprio a San Gregorio Armeno?
San Gregorio Armeno è stata sin da tempi antichissimi il cuore pulsante della città di Napoli. Qui si addensavano le botteghe dei figurinai legati ai vari templi dell’epoca classica. Nell’antica Roma gli artigiani donavano infatti alla dea Cerere delle piccole statue in terracotta. La tradizione si è poi protratta in epoca medievale fino ai nostri giorni.
L’arte presepiale: come si realizzando i pastori
Come racconta Marco Ferrigno, maestro dell’arte dei presepi di San Gregorio Armeno e ambasciatore nel mondo di quest’arte (la sua bottega nasce nel 1836), esistono due tecniche principali per realizzare un pastore presepiale. Seguendo il modello del Settecento viene realizzata a mano una testina in terracotta secondo un disegno di base. Una volta modellata la testa, viene
cotta e messa su un corpo di filo di ferro ricoperto di canapa, il famoso cuórpo e’ stùppa, alle cui estremità vengono poste le mani e i piedi in legno. Infine viene cucito il vestito con le sete di San Leucio, borgo famoso in tutto il mondo per la tradizione tessile. Il pastore del Novecento, invece, viene realizzato completamente in terracotta e dipinto con colori acrilici. Oggi vengono richieste
anche figure personalizzate. L’arte presepiale non conosce confini, ha una ricchezza di scenografia, colori e di personaggi che
la rende unica al mondo. Gli artisti di questa via sono accomunati da una passione di famiglia, tramandata di generazione in generazione, e, come ci racconta Marco Ferrigno, è “un lavoro che ti entra dentro, come se lo stessi respirando e te ne innamori”.